lunedì 26 dicembre 2011

Autobus, treni e graziosi mezzi pubblici. Part II

Dato che siamo brave ragazze e che manteniamo le nostre promesse... Ecco a voi la seconda parte dei migliori momenti dei nostri spostamenti!

Scena 6: BIBLIOTECHINE, ANZIANA SIGNORA E CARTELLO
Scendiamo dall'autobus a Villazzano, chiedendoci dove si trovi la biblioteca. Viste le esperienze pregresse, ci sembra che l'idea migliore sia arrivare al centro del paese e lì cercare ulteriori indicazioni.
Passa una vecchietta e la fermiamo per chiederle informazioni. La signora ci delucida la direzione da prendere senza problemi, per poi concludere dicendo "Almeno credo, io sono milanese, è la prima volta che vengo qui".
Seguiamo la strada che ci ha consigliato, meravigliate dal senso dell'orientamento della signora. Poi alziamo lo sguardo. C'è qualcosa proprio sopra di noi che la signora aveva visto di sicuro.
E' un cartello. A caratteri cubitali.
"CENTRO".


Scena 7: BIBLIOTECHINE, PENTOLONE E PIOGGIA
E' una delle giornate più impegnative dell'ultimo mese: la mattina letture a Clarina, il pomeriggio a Mattarello, nel mezzo dobbiamo riuscire a passare anche dalla sede centrale. Tutti questi spostamenti, naturalmente, sempre con borse, libri e pentolone. E siamo pure in ritardo.
La TrentinoTrasporti pensa bene di indire uno sciopero. Ci rassegniamo ad attraversare la città in lungo e in largo a piedi.
E inizia a piovere.

Scena 8: SGARGIANTE MACCHINA GRIGIA, AMBULANZA E SEMAFORO
Mentre ci arrampichiamo faticosamente fino a Clarina, vediamo una fila di macchina ferme al semaforo. Da dietro, sopraggiunge una sgargiante macchina grigia che prova a fare la furba, sorpassando tutti attraverso la corsia opposta, da cui non arrivano macchine in quel momento. All'improvviso, spunta un'ambulanza che si ritrova fronte a fronte, a due centimetri di distanza, la sgargiante macchina grigia.
I due autisti soccorritori scuotono la testa con disapprovazione, mentre la sgargiante macchina grigia è costretta a battere in ritirata, arretrando fino alla fine della fila, che nel frattempo si è ulteriormente allungata.
Finalmente il semaforo diventa verde. La fila si muove. La sgargiante macchina grigia arriva in cima alla strada. Rosso.

Scena 9: BIBLIOTECHINE, FUNIVIA E STRADA DESERTA
Dobbiamo recarci a Sardagna per la prima volta. Arriviamo alla fermata della funivia piene di timore e speranze. Timore di cadere e speranza di arrivare vive, per la precisione. Saliamo. La funivia dà un leggero strattone; noi ci guardiamo con orrore. La funivia inizia a muoversi; noi ci stringiamo forte una all'altra. La funivia sobbalza; noi singhiozziamo silenziosamente tenendoci strette, con gli occhi chiusi forte per la paura. La funivia trema con forza, sembra quasi spingerci; noi ci buttiamo a terra urlando "Siamo morte, siamo morte". La funivia smette di spintonarci e scoppia a ridere. E' solo il controllore che ci fa capire che siamo arrivate.
Cerchiamo di racimolare la poca dignità rimasta e usciamo al freddo e al gelo, augurandoci che fuori dalla stazione della funivia ci aspetti un ridente paesino di montagna.
Apriamo la porta. Il nulla.
Oddio, non c'è niente. Una terrazza panoramica poco più in là, ma per il resto niente.
Ci incamminiamo con tutto l'armamentario seguendo la strada. Dopo qualche centinaio di metri una curva.
Eccola là, Sardagna.
Praticamente dall'altra parte del monte.


CONTINUATE A LEGGERCI, NE ARRIVERANNO ALTRI!


P.S. Per chi si fosse perso la Part I, potete trovarla qui.

domenica 25 dicembre 2011

Buon Natale

Le bibliotechine arrivano di notte
e anche se non son proprio vecchiotte,
seguendo antiche tradizioni,
con la voce intrecciano narrazioni.


Ma la magica notte di Natale
lasciano a casa il loro vecchio tegame
e portano invece tanti auguri
ai loro amici A piedi sicuri,
ai colleghi bibliotecari,
agli ex e ai futuri volontari.
Non dimenticano i lettori
e nemmeno gli ascoltatori.


Buone feste a tutti, ma proprio a tutti,
ai grandi, ai piccoli e persino ai brutti.





BUON NATALE!






P.S. Vi abbiamo stupito con le nostre capacità poetiche, eh? Forse è meglio se continuiamo a fare le lettrici e basta =)

martedì 20 dicembre 2011

FORSE ES.SER.CI.

Ricordate il post "Forever alone", quando piangevamo la nostra sorte perché, mancando nuovi volontari di Servizio Civile, non avremmo saputo con chi andare a pranzo? Ultimamente abbiamo avuto modo di conoscerli, i (forse) futuri nuovi volontari, e di realizzare che per noi è una tragedia non sapere con chi condividere i pasti, ma per loro è una tragedia ben peggiore ritrovarsi in una condizione di incertezza. Perciò vi riportiamo la loro lettera di protesta, che vi invitiamo a diffondere il più possibile.


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FORSE ES.SER.CI

Siamo ragazzi tra i 19 e i 23 anni impegnati nello studio, nel lavoro occasionale e in 
tirocini. Alcuni di noi stanno concludendo l'università e altri ne stanno programmando 
l'iscrizione. Tutti siamo in attesa di partire con l'esperienza di Servizio Civile avendo 
superato il bando di selezione a ottobre 2011, quando abbiamo deciso di fare una scelta, 
quella di impegnarci in un anno di Servizio Civile, investendo e programmando su di esso 
il nostro tempo, la nostra vita e il nostro futuro.

Lo abbiamo fatto credendo in uno Stato che incentiva i giovani ad attivarsi, che promuove 
progetti con determinati programmi e tempi e che in sostanza prende un impegno verso 
tutti noi. Concretamente però non vediamo lo sforzo necessario per investire su noi 
giovani e nel sostegno di questi progetti, visto che si è venuta a creare una situazione che 
determina incertezza verso la reale possibilità di partire. E’ il nostro futuro che viene 
pesantemente condizionato e lo Stato, così facendo, passa un messaggio sbagliato e 
malato sul rispetto degli impegni.

Ci domandiamo quindi cosa potrà mai garantirci questo Stato e cosa ci possiamo 
aspettare per il nostro futuro. Cerchiamo lavoro, ma ovunque ci rispondono che serve 
esperienza. Accediamo a progetti come questi del Servizio Civile anche per affacciarci al 
mondo del lavoro e per acquisire le esperienze che ci aiutino a crescere. Mettendo in 
discussione questa esperienza ci troviamo le porte chiuse anche da parte dello Stato.
Siamo convinti che attualmente in questo momento di crisi generale i soldi comunque non 
manchino se si vuole continuare a investire sui giovani, sul lavoro e sul futuro nostro e 
dell'intero Paese. Ma serve la ferma volontà di investirli, perché lo Stato può e soprattutto 
deve fare questa scelta.

Sulla base dell'impegno che abbiamo scelto di prenderci e nella situazione che è venuta a 
crearsi ci troviamo bloccati e impossibilitati a prendere decisioni a breve e a lungo termine, 
siamo costretti a posticipare o a vedere messi a rischio altri nostri progetti futuri, costretti 
perciò a vivere alla giornata.

Vogliamo iniziare quanto prima questo servizio civile, perché ci sono progetti funzionali a 
determinati periodi dell'anno. Che senso avrebbe per esempio cominciare un progetto di 
lavoro nelle scuole quando le stesse scuole stanno terminando? Vogliamo iniziare perché 
abbiamo fatto questa scelta, la scelta di intraprendere questa esperienza, di rispettare un 
impegno non solo verso di noi, ma anche verso le nostre famiglie e l'intera comunità a cui 
è dedicato il nostro servizio. Vogliamo iniziare per non dover posticipare oltremodo i nostri 
progetti di vita e per rispettare i tempi che ci eravamo prefissati.

Siamo fermi, ma non per scelta. Ci sentiamo vittime, noi vogliamo fare.

Pretendiamo che rispettiate l'impegno che avete preso con noi.
Pretendiamo di avere risposte chiare in tempi rapidi sul nostro futuro.
Pretendiamo di avere certezze riguardo al nostro futuro.

I FUTURI VOLONTARI DEL (FORSE) SERVIZIO CIVILE NAZIONALE
Trento, 14 dicembre 2011

Filippo Bonadiman, Alessia Tasin, Tania Morelli, Magaly Caillaud, Monica Simoncelli, Elisa 
Eccel, Gianluigi Giordani, Valentina Cardinale

venerdì 16 dicembre 2011

Autobus, treni e graziosi mezzi pubblici. Part I

Il primo giorno del nostro Servizio Civile, ci è stato chiesto quali competenze possedessimo e quali volessimo sviluppare. Un'abilità, che non ci è venuto in mente di nominare e che pure è diventata fondamentale per la nostra sopravvivenza è stata quella di controllare l'orario degli autobus.
Infatti le nostre attività di lettrici si svolgono principalmente nelle sedi periferiche, perciò trascorriamo buona parte delle nostre giornate su autubus, treni e altri graziosi mezzi pubblici. Il resto del tempo, naturalmente, lo dobbiamo passare camminando per tutto il Trentino perché gli autobus sono in sciopero.
Durante i nostri pellegrinaggi, abbiamo assistito a innumerevoli scene ludiche.



Scena 1: VECCHINA, GIOVINASTRO E LA FOLLA
Ci è capitato di salire sull'autobus e ritrovarci sedute a fianco di una vecchina dall'aria gentile che ci chiede quale sia la fermata giusta per la Cassa Malati. Un giovinastro, sentendo che stiamo cercando di dare indicazioni, interviene domandando se quella sia la direzione giusta per arrivare al Top Center. La signora seduta dietro di noi si intromette a sua volta, lamentandosi della scarsa chiarezza degli orari e percorsi dei mezzi urbani. Un signore incravattato, poco più in là, si prende la briga di spiegare al giovanotto dove sia la Cassa Malati.
Ne consegue un enorme dibattito sui trasporti, sui ritardi, sui massimi sistemi, sull'immortalità dell'anima... E scendiamo tutti a capolinea.

Scena 2: SIGNORE ASSORTITE, BIBLIOTECHINE E BOMBA.
Okay, abbiamo capito: il sacco bianco di plastica 4x4 dentro al quale trasportiamo il pentolone non ha un'aria rassicurante. Come saliamo sull'autobus, lo sconcerto dilaga sui volti della gente. Saranno ladre? Rapinatrici? Truffatrici? Venditrici porta a porta? Testimoni di Geova?
Ma quel sacchetto bianco di plastica non lascia loro alcun dubbio.
Sono terroriste.
E si buttano tutti fuori dall'autobus.
(Se non altro, grazie a ciò abbiamo sempre il simpatico vantaggio di avere il bus tutto per noi).

Scena 3: AUTOBUS, ESISTENZIALISMO E TRENTINOTRASPORTI.
Arriviamo a Villazzano, l'autobus si ferma. Riaccende i motori. Fa 3 metri. Si ferma. Altri 2 metri. Ulteriore fermata.
Scendiamo. Facciamo un paio di passi. Alziamo lo sguardo. E quello si ferma.
Gli autobus della TrentinoTrasporti hanno bisogno di riflettere.

Scena 4: CLARINA, BIBLIOTECHINE E BIVIO.
Scendiamo dall'autobus in un luogo ignoto. Vaghiamo con lo sguardo alla ricerca di un cartello che ci indichi la direzione per Clarina. Niente.
Le opzioni sono due: andare a destra o a sinistra? Prendiamo una direzione a caso e camminiamo... Dopo un po', davanti a noi, ecco la biblioteca, finalmente!
Un momento. Perché c'è un elicottero sul tetto della biblioteca?
Benvenuti all'ospedale.
(Naturalmente, la biblioteca era dalla parte opposta. A un paio di metri dalla fermata).

Scena 5: TIPI SOSPETTI, CONTROLLORI E SIGARETTE.
Dei loschi figuri salgono sul nostro autobus. Uno ha tra le dita una sigaretta accesa. I due si avvicinano alla macchinetta obliteratrice, le danno un paio di amichevoli pacche e tornano nel loro angolino - ovviamente vicino a noi.
All'improvviso, spunta un esercito di controllori. I due non si perdono d'animo: il primo tenta di obliterare la maglietta pur di farla sembrare un biglietto, il secondo si mette la sigaretta in tasca.
Fumiganti e obliterati, i due son infine costretti a battere in ritirata saltando giù
dal bus. I controllori festeggiano la vittoria con caviale e champagne.

CONTINUA...

giovedì 15 dicembre 2011

Genitori, bambini e altri animali selvaggi

Oltre alle letture alle varie classi, abbiamo iniziato anche - ahimè - con le letture per il pubblico aperto. Le mie aspettative al riguardo erano: niente panico. Ho un paracadute. Se proprio va male, salto giù dalla finestra.
Insomma, ero terrorizzata. Per fortuna, la situazione è stata molto meglio del previsto... Ma qualche bambino o genitore di cui raccontarvi l'abbiamo trovato ugualmente!

Bimbo scimmia

Caratteristiche: Animale in fase di addomesticamento. Adora arrampicarsi. Gambe e braccia altrui sono terreno particolarmente proficuo per le sue scorribande, ma non disdegna nemmeno i libri. E' divenuto recentemente consapevole di possedere un organo prensile posto all'estremità del suo arto superiore, con il quale, oltre ad afferrare gli oggetti, può anche indicarli.

Istruzioni per l'uso: Nel corso di una lettura, bimbo scimmia si alzerà di scatto scavalcando tutti i poveri bambini nelle sue vicinanze, cercando di sottrarvi il libro e urlando  in modo assordante "un elefante, un elefante!", indicando con il dito il soggetto in questione, casomai non l'aveste notato. Se non ci fossero madri, nonne o insegnanti fornite di attrezzature adeguate (un guinzaglio, ad esempio) per tenere a bada il piccolo, non preoccupatevi, i bambini gatto (vedi paragrafo successivo) troveranno il modo per rimetterlo al suo posto, legandolo alla sedia, se necessario.

Bambini gatto

Caratteristiche: Avete mai visto un gatto davanti a una partita di ping pong? Non riesce a staccare gli occhi dalla pallina. La segue a destra e a sinistra con la testa. Se non fosse così elegantemente felino, aprirebbe leggermente la boccuccia, sporgendosi in avanti, come fanno i bambini attenti di fronte a una bella storia.
I bambini in questione sono la più grande soddisfazione di ogni lettore. Non perdono una sola sillaba e alla fine di ogni storia urlano "Ancora!".

Istruzioni per l'uso: Procuratevi un bel libro e godetevi la scena.


Mamme qua-qua

Caratteristiche: Avete presente quelle bambine che in classe si siedono sempre vicine, trascorrono la ricreazione insieme, frequentano insieme il corso di danza classica e naturalmente anche quello di chitarra, chiacchierano ininterrottamente per tutta la giornata e, in definitiva, sono delle mini gossip girl in erba?
Sì, sono proprio loro. Anzi, no: sono la loro evoluzione.
Arrivano alle letture insieme ai loro pargoli, li sistemano sul tappetino... E si allontanano il più possibile, con la scusa che non c'è posto e non ci sono più sedie (sono disposte a mangiarsele, le sedie, pur di scappare). Si sistemano appena fuori dalla porta o dietro uno scaffale, convinte che "occhio non vede... Orecchio non sente" e se la chiacchierano alla grande, incuranti della rivoluzione scatenata dal loro bimbo scimmia.

Istruzioni per l'uso: Siamo ancora in fase di studio del fenomeno. Ci è stato consigliato l'utilizzo del sistema "patti chiari, sopravvivenza lunga", ma onestamente non abbiamo ancora avuto modo di verificarne la veridicità. Vi aggiorneremo appena ne avremo modo!
Per ora possiamo solo ringraziare i solleciti bibliotecari che spesso e volentieri sono accorsi in nostro aiuto.*


Wof

Caratteristiche: Arrivano lì con una faccia che dice già tutto. Ascoltano con aria disinteressata... Nel migliore dei casi. Nel peggiore, iniziano a sbuffare e a guardarvi con aria torva. Sembrano chiedervi "Ma perché ce l'hai con me? Perché devi farmi questo?".
Quando i loro figlioletti, alla fine di un bel libro, acclamano in coro il bis, i Wof guardano l'orologio, tamburellano con le dita su qualunque superficie piana a loro portata, pestano i piedi. Credo che potrebbero persino buttarsi a terra battendo i pugni, dopo la settima storia, ma non ho mai avuto il coraggio di verificarlo.

Istruzioni per l'uso: Finché si limitano a tamburellare con le dita, ignorateli pure. Quando iniziano a tossicchiare, scatarrare, dare pugni al muro, afferrare oggetti contundenti e manifestare altri atteggiamenti minacciosi, forse è il caso di buttare un occhio all'orologio e - se è già trascorso un lasso di tempo ragionevole - tagliare corto. Meglio non correre rischi.


L'orsetto 

Caratteristiche: Esso non è un bambino né un genitore. Non è neppure necessariamente un orsetto. E' un qualunque oggetto catalizzatore dell'attenzione dei bambini. A volte può essere anche solo un sacchetto, un mestolo da cucina (non chiedetevi cosa ci faccia un mestolo da cucina in biblioteca) o il vostro piede.

Istruzioni per l'uso: Può essere un vero salvavita in certe occasioni, soprattutto prima che inizino le letture, quando i bambini attendono impazienti l'inizio del racconto. Purtroppo, in seguito, può diventare un piccolo problema, se distrae l'attenzione o, peggio ancora, se i discoli vogliono fuggire con l'oggetto in questione alla fine della lettura.
Non fatevi troppi problemi a nasconderlo, sequestrarlo o eliminarlo, se necessario.
Evitate di tagliarvi un piede, ecco. Un po' di buonsenso anche voi, però!





*Ne approfitto perché è da un po' che penso di scriverlo e non si è mai presentata l'occasione: grazie di cuore a tutti i bibliotecari periferici, che ci hanno accolte a braccia aperte, coccolate, stra-viziate e aiutate con le nostre prime letture e - bisogna ammetterlo - anche con tutte le difficoltà iniziali!

    giovedì 8 dicembre 2011

    Un luogo incantato - Part I

    Passeggiando per Trento, potrebbe capitare di imbattervi in un imponente edificio storico, a cui si accede attraverso un'alta porta a doppio ante di legno massiccio posta sulla destra. I turisti intraprendenti e gli appassionati di architettura cederanno senz'altro alla curiosità di varcarne la soglia, scoprendo dunque che non si tratta di un museo, di un collegio gesuita (cosa che, invece, è stato in passato) o di un ufficio comunale, bensì di una biblioteca. Vi trovereste innanzi, infatti, uno spazio aperto e luminoso, dove le bibliotecarie sorridono felici e i libri vi chiamano a sé con parole dolci e suadenti.

    Qualora riusciste a resistere al richiamo del paradiso di Sala Manzoni, potrete proseguire la vostra esplorazione, prendendo il lungo corridoio che trovate sulla sinistra.

    Se non avvertite l'impellente bisogno di connettervi a internet per leggere il nostro blog (sappiamo che non potete farne a meno), ignorate pure la Sala Cataloghi e andate avanti. No, non vi serve l'ascensore. Nemmeno le scale. Andate oltre. Ecco, ci siamo!

    I più sprovveduti penseranno che vi abbiamo appena indicato la via per recarvi al bar della biblioteca. Tornate indietro, per favore, al corridoio. Lì in fondo, la vedete? Una piccola porticina nascosta dietro un pannello recante la scritta "Solo personale autorizzato" (il personale autorizzato in questione, siamo io e Martina, le vostre bibliotechine di fiducia).
    Fate un bel respiro. State per entrare in un magico mondo.

    Se immaginavate di ritrovarvi in un bosco innevato... Mi dispiace, avete sbagliato racconto. Purtroppo, ahimè, davanti agli occhi avrete solo un piccolo corridoio buio, seguito da un grande atrio buio, seguito da una graziosa stanzetta buia. A questo punto potete fermarvi e accendere la luce per leggere il cartello di benvenuto:

    Regno delle bibliotechine.

    Ve la sentite di andare avanti? Oltrepassate il cartello e arrancate su per le scale. Su! Ce la potete fare.

    Siete appena arrivati nel loro nascondiglio.

    To be continued... 

    lunedì 5 dicembre 2011

    La prima volta




    Stamattina siamo arrivate a Mattarello di corsa. Avevamo rischiato di perdere chi il tram e chi l'autobus, e di certo la giornata non era iniziata nel modo migliore.
    Armate del nostro pentolone di cartapesta e di una ventina di libri, abbiamo preparato il nostro angolino e poi abbiamo aspettato. Una estenuante mezz'ora, in attesa del primo gruppo dei quattro della mattinata - venti bambini delle materne con rispettive insegnanti.
    Stavamo per dare i numeri. Era un esperimento, non sapevamo come i bambini avrebbero reagito di fronte a tutta la storia del pentolone magico. Non sapevamo se avrebbero collaborato o se semplicemente ci avrebbero guardate come due pazze ed esclamato con la loro vocetta squillante "Ma le storie mica si cucinano!"

    Ma quando abbiamo iniziato c'è stato ben poco tempo per pensare. Il pentolone - per quanto poco assomigli ad un pentolone vero, ormai ce ne rendiamo conto - ha fatto il suo effetto. Ai bambini è piaciuta un sacco tutta la scena iniziale.
    -Allora, sono arrivati tutti, tu sei pronta?
    - Eh no, io no... non ancora...
    - Ma come? Ancora non è pronto? Che ci hai messo finora?
    - Vediamo, fammi pensare... un po' di cipolle... di peperoni... qualche zampetta di rana... e un ragnetto che ho trovato fra i libri.
    - Manca ancora qualcosa. Bambini, avete capito che stiamo cucinando?
    - Il minestrone!
    - A dire il vero, stiamo cucinando delle storie. Che ingredienti mettereste voi per completare la ricetta?
    - Burro! Carote! Mandarini! Ragù! Allegria! Parole! Fantasia! Un albero!
    Si sono divertiti da morire, e anche noi.
    Avevamo paura che si annoiassero. Quando mentre leggevamo calava il silenzio assoluto, avevamo timore che fosse non perché stessero ascoltando, ma perché dormivano. Invece quando finiva la storia, iniziava il coro "Ancora!". Ed è la cosa più bella. Ci sono bambini che ti guardano in un modo tale che ti senti uno schifo a rifiutar loro un'altra storia, e andresti avanti a leggerne per tutta la mattina. Ci sono bambini che raccontano la storia insieme a te, dicendoti che succede nelle figure ("No, non può prendere la giraffa come cucciolo, la giraffa ha le gambe troppo alte!") o mostrando un affetto gratuito assolutamente disarmante ("Possiamo dirvi i nostri nomi? Io mi chiamo Alessia!").
    Sono meravigliosi.



    E' andata benissimo, e la cosa più bella è che siamo solo all'inizio.

    domenica 4 dicembre 2011

    Karaoke

    Noi amiamo cantare.
    Ci mette allegria, ci rilassa, ci mette in contatto con noi stesse*.
    Cantiamo sempre: mentre aspettiamo che arrivi qualcuno a farsi a spiegare l'autoprestito, mentre realizziamo enormi pentoloni di carta pesta, mentre facciamo merenda, mentre viaggiamo sull'autobus.
    E' più forte di noi.

    Da questa passione per il canto deriva anche una passione smodata per il karaoke, divenuto ormai un topos fondamentale nelle nostre conversazioni con il resto del mondo. Abbiamo provato ad organizzare serate karaoke con chiunque e in qualunque modo... E sono sempre fallite miseramente!


    Abbiamo un repertorio vastissimo, che in piccola parte potete trovare nella colonnina a destra (così, se passate dalla biblioteca, potete cantare insieme a noi). Il nostro gusto prevalente tende al disneyano, allo sdolcinato o al deprimente... Spesso tutte queste cose insieme.

    Andando avanti di questo passo, non dovreste stupirvi nel caso incontraste fuori dalla biblioteca due pazze che vi fermano chiedendovi se vi va di fare il karaoke.
    - Scusi signore, vuole provare l'autoprestito? No? E il karaoke?



    Ad ogni modo, questo nostro amore per l'arte canora è difficilmente conciliabile con un tempio del silenzio come la biblioteca. E' per questo che dobbiamo cantare sotto voce, di nascosto, in luoghi scuri e bui, abbandonati e dimenticati da tutti i bibliotecari. Sembra quasi di nutrire un amore impossibile.
    Soprattutto perché il nostro vero, grosso e irrisolvibile problema...

    E' che siamo stonate come due campane.

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    * Al di fuori del nostro Servizio Civile stiamo frequentando insieme un laboratorio teatrale sul contatto, per cui il canto come mezzo di contatto con noi stesse è diventato il nostro leitmotiv. L'unico problema è che forse contattiamo un po' troppo spesso.

    venerdì 2 dicembre 2011

    Mesiversari e convivenze



    Oggi si conclude il nostro primo mese insieme.
    Già un mese?
    Ebbene sì, e per festeggiarlo abbiamo deciso di andare a vivere insieme.

    No, non è andata proprio così.
    La Provincia Autonoma di Trento ha organizzato tre giorni di formazione generale per tutti i volontari di ES.SER.CI.
    Bisogna ammetterlo: anche se le giornate in questione si svolgevano presso un hotel 4 stelle con piscina e centro wellness, non eravamo affatto entusiaste all'idea e nutrivamo una serie di dubbi e perplessità. Perciò abbiamo lottato, complottato, battagliato... Abbiamo persino cercato di corrompere la nostra OLP. Ma è stato tutto inutile.
    Così siamo partite, un po' seccate, un po' rassegnate.

    Dopo tre giorni, che da un lato sono stati eterni, dall'altro sono volati, possiamo tirare un po' le somme.
    E' stata un'esperienza molto intensa. Talmente piena di eventi - alcuni molto positivi e altri, purtroppo, un po' spiacevoli -, che è difficile cercare di fare una valutazione complessiva. Ad ogni modo, ci proveremo.

    I corsi di formazione sono stati perlopiù interessanti, ma troppo ravvicinati (36 ore di formazione in due giorni e mezzo, quindi una media di 14,4 ore al giorno), per cui ne siamo uscite alquanto provate.
    Siamo rimaste particolarmente colpite - in senso positivissimo - dall'incontro su Costruire relazioni positive, tenuto da Riccardo Santoni, meglio noto come Ricky, l'uomo con cui andiamo a pranzo. Mentre altri non sono stati altrettanto stimolanti.

    Dal punto di vista relazionale ci sarebbe da scrivere un trattato.
    Abbiamo conosciuto una miriade di persone... Che ora non sono altro che un agglomerato confuso di visi e nomi, tra cui spiccano alcuni con cui abbiamo condiviso più che con altri.
    Abbiamo avuto modo di confrontarci sulle nostre esperienze con altri ragazzi che affrontano i nostri stessi problemi o situazioni completamente diverse.
    Ci siamo scambiati consigli, pareri, opinioni, idee e numeri di telefono.

    Con alcuni in realtà il rapporto non è stato proprio idilliaco e certi episodi sarebbero proprio da rimuovere.
    Tralasciando alcuni momenti bruttini, ci siamo sentite chiamate in causa - Martina in particolare - quando una delle colleghe volontarie ha preso la parola durante l'ultimo modulo, dicendo che le spiace che a qualcuno non sia piaciuta la formazione, ma d'altronde ai diciottenni certe cose non interessano.
    E qui io, Martina, prendo la parola all'interno di questo post a quattro mani. Perché io sono nata il diciotto marzo 1993. Ho diciotto anni e la formazione non mi è piaciuta del tutto. Con questa volontaria ho avuto un paio di conversazioni riguardanti questo argomento, e lei era effettivamente apparsa scossa dal fatto che trovassi alcune formazioni non entusiasmanti e in particolare dal fatto che non me ne potesse fregare di meno della festa la sera del secondo giorno. Ma essere tirata in ballo in questa maniera mi ha turbata, non solo perché è stato un gesto indelicato (che bisogna c'era?) ma anche perché mi ha messa in cattiva luce davanti all'intero gruppo (su 73 elementi, io ero l'unica diciottenne).
    Certe cose non mi attirano perché non sono il mio campo. Quindi ascolto la formazione, sì, okay, ma se ho avuto altre nove ore di lezione prima e l'argomento non è di vitale importanza per ciò che andrò a fare, allora mi concedo di non stare a sentire proprio tutto e, se ho anche mal di testa, di andar via dieci minuti prima.
    Giudicare una persona senza conoscere veramente ciò per cui viene giudicata è sgarbato. Direi che questo episodio, insieme ad un altro paio di momenti antipatici, ha segnato in negativo la mia esperienza in formazione e mi fa riflettere parecchio su questa stupidissima idea del ragazzo più piccolo di te che è piccolo, piccino e non capisce. Lo facevano i liceali con i ginnasiali, gli universitari con i liceali, e adesso lo fanno pure in Servizio Civile. E' uno sbaglio pazzesco. Che amarezza.

    Tuttavia, non ci siamo lasciate abbattere e abbiamo tratto il meglio anche dai momenti di sconforto, rafforzando il legame che c'è tra di noi, che mi sento di dire che sia passato da cameratismo tra colleghe a una vera e propria amicizia.

    Nel bene e nel male, ogni attimo di queste tre giornate è diventato un ricordo indelebile.

    martedì 29 novembre 2011

    Forever alone

    E' arrivato il momento.
    Loro l'hanno aspettato con trepidazione, noi no.
    Dalla prossima settimana, dovremo andare a pranzo da sole.

    Sì, finora siamo state attaccate ai volontari delle Politiche Giovanili come cozze allo scoglio.
    Noi abbiamo iniziato che loro stavano finendo, ed è nato questo rapporto un po' paterno e un po' nonnista.
    Domani noi partiamo per la formazione residenziale, e contemporaneamente scade il loro anno di Servizio Civile.
    Ciò significa che quando torneremo dalla formazione residenziale, troveremo le Politiche Giovanili bene o male vuote.
    E noi andremo a pranzo sole solette. Non ci sarà nessuno che ci parlerà dei suoi gatti o ci farà vedere roba da nerd sull'ipad.
    Non ci sarà proprio nessuno, anche perché siccome i fondi per il Servizio Civile sono stati tagliati e buonanotte, non ci saranno neppure i nuovi volontari a farci compagnia.
    E per giunta una delle bibliotecarie che ci aveva accolto come le sue protette, va in pensione oggi! OGGI! Proprio oggi! Quindi insomma, ci abbandonano tutti...

    Ragazzi, ci mancherete da morire.
    In bocca al lupo per tutto!
    E ogni tanto venite in biblioteca che vi spieghiamo l'autoprestito.

    giovedì 24 novembre 2011

    Promozione RFiD

    La Biblioteca comunale di Trento ha recentemente acquisito delle postazioni RFiD, attraverso le quali è possibile  procedere direttamente al prestito (self check) senza l'intermediazione del bibliotecario. Il sistema è semplicissimo da utilizzare, ma la maggior parte della gente non se la sente di provare a usarlo autonomamente o non sa della sua esistenza. Per questo motivo, siamo state incaricate di promuovere l'autoprestito... E ci siamo divertite a fare la casistica degli utenti!





    • INFO POINT: Questo particolare gruppo di persone non ha ben compreso lo scopo della nostra presenza lì.
      "Mi scusi, ha visto passare una ragazza con la giacca bianca a nera?" Veramente... Ne ho viste circa una decina.
      "Dove si trova la sezione informatica? Come devo fare per avere accesso a internet? Dove sono i fumetti? Scusi signorina mi aiuta a usare librivision?" Il tutto chiesto sempre dallo stesso ragazzo, che continuava a passare davanti alla nostra postazione con aria sperduta.
      "Dov'è che si fanno le fotocopie? Perché mia figlia è andata a fare le fotocopie e io la sto cercando".
      "Scusi signorina, mi sa dire dove sono i segnalibri da collezione della biblioteca?" Abbiamo dei segnalibri da collezione?
      "Oh mi scusi, dov'è che sono i mandolini?" La signora si riferiva ad una conferenza sul mandolino, ma lì per lì sono rimasta un po' interdetta.
      E, naturalmente, la più gettonata tra tutte le domande: "Signorina, sa dove si tiene la conferenza con Menapace?"

    • NO: Sono convinti che siamo lì per vendere qualcosa, per qualche sondaggio o che comunque sia troveremo il modo per fregarli. Senza lasciarci nemmeno il tempo di chiedere contesemente se desiderino provare l'autoprestito veniamo subito aggredite, rifiutate e allontanate sgarbatamente.

      - Buonasera, deve prendere in prestito o restituire un libro?
      - Sì, perché me lo chiede?!

    • A SCUOLA! : Trattasi di individui - perlopiù ultrasessantenni - convinti che siamo due studentesse fallite. Presumono che abbiamo dodici anni (forse) e ci fanno discorsi paternalistici sull'importanza di riprendere a studiare.

      - Che fanno qui due belle ragazze? Lavorate?
      - Eh sì.
      - E a scuola non ci andate più, eh?
      - Veramente l'avremmo già finita...

      - Signorina, ma Lei ha fatto un corso per imparare l'utilizzo di questo apparecchio?
      - No. Ci hanno semplicemente spiegato come funziona... Non è che ci sia molto da capire.
      - Sì, scusi, ma non è un un po' triste ritrovarsi a fare questo lavoro alla sua età? Riprenda a studiare.

      (Ha rischiato seriamente di non riuscire a finire la frase, perché schiumavo di rabbia).
    • NON SONO CAPACE: Per riuscire a prendere un libro in prestito non è necessario premere alcun pulsante. Basta deporre i libri sopra un ripiano e nel giro di qualche secondo la postazione fa tutto da sola.

      - Salve, deve prendere in prestito? Se Le interessa posso spiegarLe il funzionamento dell'autoprestito, così evita la coda.
      - Non sono capace.
      - Ma... Non deve fare nulla. E' davvero facile.
      - No. Io non sono capace.

      Vabbè.

    • IL PASSEGGIATORE: Costoro non si recano in biblioteca per studiare, prendere in prestito dei libri o fare ricerche bibliografiche. Ci vanno per... Passeggiare. E perché non approfittarne per fare due chiacchiere con le ragazze dell'autoprestito?
      - Oh! Ma che cos'è questa macchinina? Mi può spiegare come funziona? ... Devo fare la tessera nuova? Ah, c'è una fila di 40 persone. Ottimo! Vado subito a farla, così mi passo il tempo.
      Io ero basita. La signora in questione (un'adorabile vecchina) è tornata una ventina di minuti dopo, emozionatissima e si è fatta spiegare tutto per filo e per segno, per poi lasciarmi dicendo che andava a fare "un'altra passeggiata". Dopo un altro quarto d'ora, torna insieme a un adorabile vecchino.
      - La prego, La prego, lo spieghi anche a lui!

    • L'ESPERTO: Abbiamo avuto un incontro ravvicinato anche con una rarissima categoria. Si tratta generalmente di un ragazzo, giovane, occhialuto, che si appropinqua alla postazione, mette il libro sul ripiano e la tessera in una strana posizione sotto la lucina rossa - assolutamente inutile come cosa -

      - Scusa... sai, non serve che la metti lì la tessera, puoi appoggiarla sul ripiano sopra i libri.
      - Eh no, se non la metto proprio qui la tessera non prende.

      Okay, come non detto.

    • IL PASTRUGNO: snervante categoria di utente che non riesce a seguire la spiegazione, anzi, non l'ascolta neanche, ma parte in quarta.

      - Prima di tutto appogg-
      E l'utente in questione prende il dvd e lo ficca a forza nella finestrella apposita.
      - No, aspetti, deve ap-
      L'utente estrae il dvd come se fosse la spada nella roccia e lo tiene sollevato a mezz'aria.
      - Ecco, dunque, metta il dvd e la tessera sul-
      Nel frattempo l'utente prende la tessera e la passa sul ripiano come il bancomat al supermercato.
      - No, scusi, aspetti, le spiego, metta tessera e UN dvd sul rip-
      E l'utente mette i dieci dvd che ha da restituire TUTTI INSIEME sul ripiano della postazione.

      A questo punto, l'RFiD esplode.


    Ecco, queste sono solo una piccola parte. Magari più avanti vi aggiorneremo con tanti altri simpaticissimi personaggi che gironzolano per la biblioteca.
    (E se ve lo state chiedendo... sì, questo è il nostro primo post a quattro mani! Yeah!)

    martedì 22 novembre 2011

    Cènéréntola

    Ovvero: una fiaba letta da un lettore volontario al termine della sua formazione.

    C'èèèèèra uuuna vooooolta... una fanciiiiulla molto belllla e brrrraaava, che perrrse la mamma in tènèrissssima età.
    Il padre pènsò di fare il suo(!!!) bène, sposando una védova che aveva due figliole.
    Purtroppo... dopo qualche anno...
    ...
    ...
    ...
    anche l'uomo...
    morì!

    E così la sua figliiiola... rimaaaase in baliiiia della matrigggggnnna e delle sue sorellassssttttre.
    Incominciò allora per la pòòòvera orfana... una vita di UMIIIIIIIIILIAZIONI e PRIIIVAZIONI.
    La poverétta doveva lavaaaaaaaare,
    stiraaaaare,
    puliiiiiire
    ed essere al completo (!!) servizio della matriggggggnnna e delle sue figliooole.


    ----------------------------
    Basta così, dai.
    Era solo per farvi sapere che la nostra formazione sta proseguendo e iniziamo a raggiungere i primi risultati.
    Ad un laboratorio di lettura ad alta voce abbiamo analizzato una versione della fiaba di Cenerentola, mettendo tremila accenti diversi tra dizione e interpretazione e cose varie.
    Quella fiaba mi esce dagli occhi!
    Dovevo assolutamente esorcizzare questa cosa.
    A vostre spese.

    lunedì 21 novembre 2011

    Ossessione

    No, no es amor. Lo que tú sientes, se llama obsesión.

    La maggior parte dei nostri discorsi, oramai, inizia con suoni onomatopeici di varia natura. Babbo Natale è diventato protagonista indiscusso delle nostre giornate. Della lingua Piripù, paura non abbiamo.
    Stiamo diventando dei fumetti!
    Ci ritroviamo il venerdì sera davanti al computer a sponsorizzare questo blog (ci mancano solo i pompon). A pranzo non riusciamo proprio a staccare la spina, è più forte di noi.
    Questo lavoro ci sta assorbendo, ci ossessiona. Siamo arrivate al punto di sognare a cartoni animati con la voce di Anna Marchesini.
    Non vediamo l'ora di iniziare a leggere ai bambini, ma abbiamo paura che, andando avanti di questo passo, alla fine dell'anno dovremo fare un corso di riabilitazione alla convivenza con persone adulte e di disintossicazione dai libri per l'infanzia.

    giovedì 17 novembre 2011

    Un mestiere misterioso

    Stiamo sperimentando una bizzarra difficoltà.
    Nessuno capisce quello che facciamo!

    No, non è che ci sentiamo incomprese.
    E' che nessuno capisce esattamente qual è il nostro compito in biblioteca! Di che cosa tratta il progetto, quello che dobbiamo fare, eccetera. Non c'è verso di farglielo capire, proprio!

    L'altro giorno siamo state presentate ad una scolaresca come le aiutanti delle bibliotecarie.Poi la maestra ha fatto notare come fosse nobile il nostro mestiere, perchè a sua detta noi non riceviamo alcun tipo di stipendio (ehm...)
    La gente ci fa "Lavorate in biblioteca? Ah, bello. Ma... cioè?"
    Dei miei amici sono rimasti delusi perché pensavano che mi avrebbero trovata al banco prestiti.
    Infine, siamo state scambiate per due liceali.

    Sigh.

    Ragazzi, insomma!
    Noi leggiamo storie ai bambini!Poi, sì, abbiamo una formazione generale, ogni tanto diamo una mano, mettiamo a posto gli scaffali e cose del genere. Ma siamo lettrici volontarie. E, sì - mi spiace deludere qualcuno - ma... chi fa servizio civile riceve un rimborso spese di circa 430 euro. Non è proprio uno stipendio, ma non è neanche volontariato nel senso classico del termine.
    Ma il nostro mestiere, il nucleo della nostra professione, quello che stiamo imparando a fare e che faremo, è leggere a voce alta.

    (Ma chissà perché, quando l'arte è un mestiere, si tende a non considerarla un vero lavoro.)

    Noi adoriamo questo mestiere - quello di leggere storie ai bambini - e non vediamo l'ora di iniziare sul serio. Stiamo iniziando a preparare le letture e abbiamo già preso a lavorare sui suoni, le intonazioni eccetera.
    Manca poco al debutto, e paura non abbiamo.

    ...bè, insomma...

    lunedì 14 novembre 2011

    Ispirazione

    Dallo scorso mercoledì, io e Martina entriamo in biblioteca canticchiando

    A caccia dell'orso andiamo.
    Di un orso grande e grosso.
    Ma che bella giornata!
    Paura non abbiamo.

    E' più forte di noi, non riusciamo proprio a togliercela dalla testa... Ed è tutto colpa (o, meglio, merito) di Alfonso Cuccurullo, che con la sua capacità espressiva ci ha conquistate, trasformandoci in due cinquenni affamate di storie.
    E' riuscito a tenermi col fiato sospeso e la bocca spalancata, mentre aspettavo di scoprire se il lupo (quello di Zuppa di sasso, naturalmente) si sarebbe mangiato la gallina e il maiale e l'oca. Mi sono esaltata come una bambina il primo giorno di scuola nello strofinare, scuotere e soffiare su Un libro. E ho riso di gusto quando l'ho sentito leggere la cronaca sportiva di Cappuccetto Rosso.
    Non è solo bravo, è un genio! (Si vede che ne sono rimasta giusto un pochino colpita, eh?). Non credo che diventerò brava quanto lui, però se un giorno riuscissi a trasmettere agli altri anche solo un decimo delle emozioni che è riuscito a farmi provare, mi riterrei soddisfatta di me stessa.
    Non ho esperienza né tecnica né un mio stile... Ma adesso ho un ideale a cui tendere.


    domenica 13 novembre 2011

    Leggere o raccontare?

    E' stata una settimana tosta.
    Le cose e le persone iniziano a prendere forma.
    Siamo state impegnate principalmente nella formazione. La sera in particolare, fino alle undici. Stiamo seguendo un corso di lettura ad alta voce a Gardolo, e abbiamo preso parte a un workshop di tre serate a Pergine, sempre sulla lettura ad alta voce ma nell'ambito di Nati per leggere, con Alfonso Cuccurullo (del quale serve aprire un fan club, il prima possibile.)

    Sto iniziando a rendermi conto di quanto il rispetto sia una cosa che quasi sempre non ti regalano, ma ti devi conquistare. Stesso discorso vale per la fiducia o per l'appoggio. Noi ci stiamo provando.



    Abbiamo assistito a delle letture animate, raccontate quindi nello stile di un monologo teatrale, ma io resto dell'idea che leggere e raccontare non siano neanche lontanamente paragonabili - e non che il "racconto" sia ad un livello più alto della "lettura", come invece ci è stato fatto notare la settimana scorsa.
    Secondo me sono due arti diverse. Il racconto a cui abbiamo assistito noi è del tutto uguale ad un monologo teatrale, con l'attore che sta in piedi con i bambini davanti, come su un palcoscenico, con una piccola scenografia alle sue spalle.
    Da spettatrice non penso che sia il metodo più efficace, perché il luogo in cui ci trovavamo non era un teatro, era una biblioteca. Non era il contesto giusto. E il racconto, il racconto che fanno i nonni o le mamme è una cosa molto diversa da quello a cui ho assistito io.

    Quindi l'idea che mi sono fatta io è che il leggere sia una cosa, il raccontare un'altra, e il recitare un'altra ancora. Nessuna di queste arti superiore o inferiore all'altra.
    Ma credo che in un posto come una biblioteca, circondati da libri e davanti a una ventina di bambini, la cosa più affascinante sia una pagina che viene voltata col fiato sospeso.

    Non voglio essere polemica. Questa sono solo considerazioni che mi sono ritrovata a fare durante la mia prima intera settimana di servizio civile. Qualcuno certamente non è d'accordo, ma mi sono resa conto che spesso appena un diciottenne come me cerca di avere un'opinione propria, gliela si strappa via per inculcargli quella che si ritiene essere l'opinione corretta. Non temete, crescerò, ma per ora lasciatemi quel che rimane della mia teenage, e permettete che cresca con le idee mie.

    Bilancio della prima settimana: tosta, troppe informazioni in testa, ma produttiva.
    Desiderio del mese: credete in noi, per favore.

    sabato 12 novembre 2011

    Prime impressioni

    Cosa ti aspetti da quest'esperienza? Cosa ti aspetti da te stessa? Cosa ti aspetti dalla tua vita?
    La verità è che non lo so. Mi sono imbarcata in quest'avventura con un grande entusiasmo, ma anche con una certa apprensione, perché non so nemmeno io che cosa aspettarmi.
    Il primo giorno, varcare la soglia della biblioteca, dove ho trascorso la maggior parte del mio tempo negli ultimi 3 anni, è stato come entrare in un mondo completamente nuovo, come essere uno sconosciuto in casa propria. Quei luoghi familiari all'improvviso acquisivano un aspetto così diverso.
    Poi c'è stato il caos: corsi di formazione, visite alla biblioteca, mille volti nuovi, sistemi di catalogazione dai nomi impronunciabili che ci vengono catapultati addosso come sassi.
    Sono felice, confusa e un po' spaventata.
    Grazie al cielo non sono sola, ma ho trovato una collega fantastica con cui condividere tutte queste sensazioni.

    P.S. Niente presentazione, per adesso, perché non so davvero cosa dire. Ci penserò.

    lunedì 7 novembre 2011

    Nascita di un blog

    "Biblioteca ponte tra generazioni" è un progetto del Servizio Civile Volontario del Comune di Trento, relativo alla promozione della lettura, rivolta specialmente ad un pubblico di minori. I due volontari scelti hanno il compito di acquisire competenze inerenti alla lettura ad alta voce e alla promozione del libro, in stretta relazione con l'iniziativa Nati per leggere.


    Questo è quello che si scrive e si dice di questo progetto.
    Quello che vi diremo noi è tutto ciò che a questo progetto sta dietro: cioè quello che noi proviamo, facciamo, e pensiamo.
    Provo sempre una certa emozione a scrivere il primissimo post di un blog. Alcuni ritengono che lo scrivere al computer non abbia neanche un quarto della magia dello scrivere a mano, e non posso dar loro completamente torto. E' vero che scrivendo a mano si vede la pagina che si riempe della propria calligrafia, dell'inchiostro, ed è molto suggestivo. Ma per me è altrettanto pazzesco scrivere un post dal nulla. Prima non c'era niente, e poi ci sono i miei pensieri. Ecco, mi fa un certo effetto, anche perchè non so mai se sto iniziando nel modo giusto, e se esiste un modo giusto per iniziare oppure no, e come finirà, siccome se inizio un blog si presuppone che in qualche modo, sì, finirà.


    Io sono quell'insopportabile genere di persona che un po' crede in sé stessa e un po' no.
    Ovvero, quando ho fatto il colloquio per essere ammessa a questo progetto ho cercato di dare il meglio di me stessa, ma poi per i due giorni successivi mi sono lagnata di non aver dato il meglio, e che tanto tutti gli altri candidati erano migliori di me per questo o per quell'altro motivo e non mi avrebbero mai presa e sarebbe stata una delusione tremenda. Sono odiosa.
    Quando ho ricevuto la telefonata - inaspettata, perchè era mercoledì mattina e aspettavo i risultati dei colloqui per il pomeriggio - già solo quando mi hanno detto che era la "Biblioteca" i miei nervi si sono rilassati di colpo. Se non mi avessero presa perchè telefonarmi? Ed è bellissima la sensazione che si prova quando ti chiamano e ti dicono che hanno preso te. Mi è successo una volta, con un concorso per registrare uno spot radio, ed un'altra volta un po' più importante, per una serie televisiva. (Questo mi fa ricordare che non mi sono neanche presentata. Rimando a dopo) E mi piace da morire quella specie di senso di beatitudine e di vittoria.
    Dopo un'ora o due di esaltazione, è arrivata l'ansia.
    Okay, ci tenevo da morire a questo progetto. Se non mi avessero presa, non sapevo che altro avrei potuto fare. Sembrava perfetto per me, e mi ero affezionata all'idea. Era un bel futuro, e adesso ce l'avevo. Ma sarei stata all'altezza, avrei cambiato idea, mi sarei resa conto che non era per me? Le insicurezze sono infide e rispuntano sempre al momento giusto. Ero sempre esaltata ma avevo anche paura. Come sempre, di fronte ad una cosa nuova e sterminata. E questo progetto dura un anno. Ed è la prima volta che viene fatto.
    E' nuovo e sterminato.


    Sono quattro giorni che lavoriamo in Biblioteca. Sono fortunata perchè con la mia collega mi trovo benissimo - e non è assolutamente un dettaglio trascurabile. I primi due giorni sono stati molto duri. Io non ero abituata alle levatacce, c'era molto, troppo da conoscere e da vedere e da ricordare e mi sentivo ubriaca, un po' traballante in mezza a ottanta volti nuovi. Mi sentivo - e tutt'ora mi sento - gli occhi addosso, e non è esattamente una cosa piacevole, perché non tutti gli occhi ti guardano nel modo che ti piacerebbe.
    E' semplicemente quello che succede quando tu sei nuovo per gli altri e gli altri sono nuovi per te.
    Fortunatamente non sono sola.
    Vorrei che fosse già passata la fase di inserimento, e iniziare ad agire sul campo, cioè organizzare le letture e lavorare con i bambini. Io adoro leggere, adoro recitare (e anche qui mi rendo conto che dovrei presentarmi decentemente) e sono impaziente. Per ora abbiamo iniziato a dare una mano, promuovendo l'autoprestito e dando una mano a sistemare le sale. Adoro passare il tempo sistemando i libri. Mi accontenterò di poco, ma mi dà soddisfazione e mi rilassa. Mi concentro su quello che sto facendo e, incredibile a dirsi, per una volta dimentico tutti i pensieri negativi. Ma non è esattamente quello su cui dovremo concentrarci per la maggior parte del servizio civile. E credo che quest'attesa renderà il momento in cui faremo la nostra prima lettura ancora più bello.


    Quindi, per ora, tante aspettative, un po' di ansia e quella bella sensazione di stanchezza che ti fa sentire bene perché sai che hai lavorato e sei stato utile e, in qualche senso, hai un posto che è tuo e nel quale puoi fare del tuo meglio.
    Questo blog cercherà di essere un diario, più o meno, della nostra esperienza a stretto contatto con Nati per leggere. Sarà un po' caotico - pubblicheremo un post ciascuna senza seguire un ordine, cioè anche due post per lo stesso giorno. Speriamo comunque che qualcuno lo legga, e che sia divertente.


    Ah, per dire due parole in croce su di me, io mi chiamo Martina. Ho 18 anni e mi sono diplomata in giugno al Liceo Classico. Recito da circa una decina d'anni, ho studiato regia e drammaturgia durante sei mesi in Canada e l'anno scorso ho diretto il mio primo spettacolo. No, non mi sto vantando, se ve lo state chiedendo. Son cose che ho fatto, insomma, mi pare giusto dirle. Be', ho un anno di vantaggio rispetto ai miei ex compagni di classe (loro classe '92, io '93) e io deciso di sfruttare questo scarto partecipando al Servizio Civile. Perché? ... perché volevo essere utile, volevo fare qualcosa di pratico, di reale, dopo cinque anni di studio e teoria - bello, sì, ma un po' fuori dal mondo Ciò non toglie che se tornassi indietro probabilmente lo rifarei.
    Okay, queste non erano neanche due parole in croce. Meglio che mi fermi qui.


    Marty
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