mercoledì 3 ottobre 2012

La grande fabbrica delle parole

Nonostante la grande quantità di libri che abbiamo letto, sfogliato, sbirciato, sequestrato e adorato durante quest'anno, "La grande fabbrica delle parole" rimane in assoluto il mio preferito.
La storia di un paese dove per poter parlare, bisogna comprare le parole. La storia di Philéas, innamorato di Cybelle, a cui vorrebbe poter dire "Ti amo", ma non dispone di abbastanza denaro per comprare parole così importanti.Una storia semplicissima, dai ritmi lenti, che riesce a trasmettere emozioni intense e grande tenerezza.

Lunedì sono arrivati i nuovi volontari, ansiosi di iniziare a lavorare e di lanciarsi in pieno in quest'avventura.
Chissà se anche loro si perderanno sugli autobus urbani. Chissà se anche loro gireranno la città sotto la pioggia trascinandosi dietro enormi pentoloni magici. Chissà se anche loro si faranno viziare dai colleghi periferici con dolci e cioccolatini.

Per questo mese ci saremo anche noi al loro fianco e cercheremo di condividere con loro un po' di quella saggezza che la biblioteca, i bibliotecari, (gli autobus urbani) e tutti i colleghi del Servizio Civile ci hanno trasmesso durante quest'anno. Insegneremo loro alcuni dei trucchi per sopravvivere agli scioperi dei mezzi pubblici imparati sulla nostra pelle; a gestire i bimbi-scimmia, immancabili ad ogni lettura; e, soprattutto, ad apprezzare la bellezza dei libri per bambini.
Siamo povere (abbiamo speso tutti i nostri stipendi in caramelle, da ingorde quali siamo), perciò l'unica eredità che possiamo lasciare ai giovani sono le nostre parole (almeno quelle, a differenza di Philéas, noi non dobbiamo comprarle, per cui possiamo spenderne in abbondanza) e un grandissimo, enorme...

BENVENUTI

martedì 17 luglio 2012

Il raduno

L'estate porta con sé giornate calde e coccolose, piene di sole, di fiorellini colorati, di palline di gelato, di libri pieni di acqua e di acqua piena di libri (Uh? Forse non proprio) e di farfalle ridenti e di scoiattoli giocherellosi.
Con questo spirito gaio, i giovani in Servizio Civile della Provincia di Trento si incontrano per un aperitivo serale due mercoledì al mese con l'intento di ritrovarsi e parlare di argomenti importanti come la vita, il fato, gli eventi e gli scoiattoli ridenti.
L'ultimo incontro, avvenuto mercoledì scorso, tuttavia, non era volto alla conoscenza reciproca ma alla reciproca ammirazione. Ciascuno di noi, infatti, ha dato prova della propria bravura sfoggiando le abilità sviluppate durante questo anno di servizio, chi nel canto, chi nella fotografia, ecc, ecc. Personalmente, mi presento portando sotto braccio il nostro magico computer, per fare vanto delle mie indiscutibili e indiscusse capacità di scrittura. Tento disperatamente di accenderlo, ma rendendomi conto delle sue limitazioni tecnologiche, decido infine di abbandonarlo al suo destino, nella speranza che qualcuno abbia la grazia di rubarlo, cosa che naturalmente non avviene (nemmeno i ladri lo vogliono, ahimè).
Il pomeriggio trascorre piacevolmente, finché alzando la testa realizziamo che il mondo intorno a noi è di colpo diventato buio e minaccioso. Le nuvole brontolano furiose sopra di noi e grosse gocce di pioggia iniziano a colpirci incessantemente, intimandoci di abbandonare la postazione.
Ci prepariamo ad affrontare un'epica guerra contro il tempo atmosferico. Le voci del coro intonano i loro canti impavidi con tono sempre più alto per sovrastare il rumore dei tuoni. I flash delle macchine fotografiche scattano perfettamente sincronizzati con la luce dei fulmini che illuminano il cielo scuro. Il vento carica come un toro e si lancia ululando contro le creazioni di "Straccio e rifaccio".
Siamo ormai allo stremo delle forze, ma non siamo disposti ad arrenderci.
Gli elementi si ritirano per un brevissimo istante e godiamo di quell'attimo di tregua con avidità. Non abbiamo nemmeno il tempo di trarre un sospiro, che sono già ritornati, tutti insieme contro di noi.
Ci piovono addosso pannelli ricoperti di fotografie, artistici vestiti ricamati e persino un computer d'epoca.
Scappiamo in fretta e furia, trascinandoci dietro ogni traccia di questa piacevole serata e lasciando, come unico segnale del nostro passaggio una piccola e umile...

Bandiera bianca.


venerdì 13 luglio 2012

Bibliotechine

Abbiamo già oltrepassato la metà del nostro percorso come volontarie in Servizio Civile e, ciononostante, le idee su chi siamo esattamente sono ancora piuttosto confuse. Certo, (quasi) tutti hanno capito che ci occupiamo di leggere storie ad alta voce ai bambini, ma non è ancora ben chiaro a che titolo.
Vi forniamo la top ten dei nomi e ruoli che ci sono stati affibbiati negli ultimi mesi.

10. Bibliotecarie: Pare che il fatto di girare per una biblioteca pubblica con un cartellino sia sinonimo implicito di essere un bibliotecario. Ci teniamo a ribadire che non è così.
9. Tirocinanti: Non solo giriamo per la biblioteca munite di cartellino, ma abbassiamo pure considerevolmente l'età media dell'ambiente bibliotecario, perciò non possiamo che essere tirocinanti.
8. Studentesse delle superiori: Vi sembriamo ancora troppo giovani? Allora l'unica spiegazione è che siamo state cattive, molto cattive. Infatti il preside ci ha spedite qui per punizione.
7. Stagiste: Eh, vabbè, inutile che facciamo tanto le difficili. Ammettiamo di fare uno stage e via!
6. Volontarie: Qualcuno è particolarmente bravo e ha capito che siamo volontarie. Forse però si è lasciato sfuggire l'ultima parte, in Servizio Civile. Non vogliamo essere venali, però ci teniamo a specificare che un piccolo "rimborso spese" lo riceviamo anche noi, ecco.
5. Maestre: Bambini e genitori adoooorano pensare a noi come maestre. Ci dispiace deludervi, ma noi leggiamo solo i libri.
4. Promoters: Buonasera, signore, desidera comprare questo libro? Solo per oggi c'è il 50% di sconto.
3. Donne delle pulizie: Oh, finalmente siete arrivate, vi stanno aspettando, lo straccio e le scope sono da quella parte.
2. Soldatesse: C'è davvero bisogno di commentare?
1. Fatine della biblioteca: Gli attribuiamo il primo posto perché è quello che ci è piaciuto di più! Ci piace immaginarci con tanto di bacchetta a gironzolare per le biblioteche.



martedì 3 luglio 2012

La sitcom

Ieri mattina, baldanzosi e imperterriti, hanno fatto il loro trionfante ingresso negli uffici comunali i nuovi volontari in Servizio Civile per due mesi. Oltre a tutti i validi motivi convenzionali per gioire nel conoscere persone nuove, siamo state entusiaste perché la loro conoscenza ci ha dato modo di lanciare uno sguardo più distaccato alla nostra quotidianità, accorgendoci con sommo stupore di essere personaggi quanto meno bizzarri, soprattutto se presi nell'insieme.
Abbiamo raccolto alcune testimonianze e ora... Ecco a voi, la nuova sitcom, made in Politiche Giovanili!



Episodio 1 - Nuovi amici

Due giovani diligenti protetti dalle schermate dei loro computerini battono furiosamente sulle tastiere. Entrano in scena le due vicine di casa pettegole (ovvero noi bibliotechine) con i loro vestiti sgargianti e pieni di fiori e gli occhiali da sole coloratissimi.
Saltellano e svolazzano allegramente intorno all'ufficio, abbracciando e sbaciucchiando gli astanti. D'un tratto, si accorgono di non essere sole con i soliti volontari.
Dalla stanza adiacente, infatti, spunta uno dei nuovi arrivati.
Per un attimo cala il silenzio nella stanza e le bibliotechine restano bloccate a mezz'aria, interrompendo i loro balli tribali.
È solo un istante, ma sembra infinito. Meno di un secondo dopo, si sono già riprese e, in preda a un attacco di ospitalità estrema, saltellano intorno al malcapitato e lo cospargono di caramelle alla liquirizia.
I consueti protestano per la mancanza di attenzioni (e di caramelle) nei loro confronti. Le bibliotechine, dunque, si voltano lanciando caramelle anche nella loro direzione.
In quel preciso istante, arriva il capoufficio. La situazione si risolve in un attentato terroristico nei suoi confronti, con una pioggia di caramelle che si riversa sull'autorevole capo. Le bibliotechine scappano per sfuggire al linciaggio.

Episodio 2 - Il negozio di scarpe

Da brave vicine di casa, le vostre bibliotechine arrivano in visita cariche di crostate di mele e altri manicaretti. Sconvolte e piene di timore si addentrano in una selva oscura, che non assomiglia affatto al solito ufficetto. Al posto delle ben note scrivanie ci sono pile e pile di scarpe antinfortunistiche. Il pavimento è a malapena visibile sotto le montagne di scatoloni di magliette con la scritta "Sommer Jobs". Sembra di intravedere un volontario sepolto sotto un cumulo di guanti, ma l'istinto di sopravvivenza impedisce loro di indagare oltre.
Escono indietreggiando e si autoconvincono di avere sbagliato ufficio. Cambiano strada e si dirigono verso il più vicino negozio di scarpe, sperando di trovarvi i volontari dispersi.

... Continuate a seguirci per le prossime puntate!

lunedì 25 giugno 2012

Growing up

Qualche settimana fa, come parte del nostro percorso formativo, abbiamo partecipato ad una serie di incontri sul tema della gestione delle emozioni. Da bravissime allieve quali siamo abbiamo interiorizzato tutto ciò che ci è stato insegnato, per cui da allora i nostri dialoghi sono perfetti esempi di comunicazione efficace e di autocontrollo.

Skill n°1 - Speaking

«Il tuo comportamento mi fa sentire ferita. No, aspetta, questo è un modo inconscio per attribuirti la colpa del mio stato d'animo. Rifaccio la frase: il tuo comportamento mi fa sentire addolorata con una punta di irritazione. Forse anche leggermente confusa.»


Skill n°2 - Listening


«Non bisogna avere paura del silenzio. Il silenzio è un modo per elaborare le sensazioni che l'altro ci trasmette, perciò ora apprezziamo la calma silenziosa di questa stanza.»


32 secondi dopo...

«Mi prude l'orecchio. A te no? Hey, hai notato che c'è una macchia sul soffitto? Ti piace il gelato alla menta? Tuo fratello è allergico alle betulle? Il mio, sì. Oh, silenzio. Giusto. Ora taccio.»

14 secondi dopo, all'unisono.

«Abbiamo elaborato abbastanza!»


Skill n°3 - Writing


«Credo che i nostri post per il blog siano pieni di virus mentali. Ad esempio stiamo ingigantendo i nostri problemi con espressioni come sarebbe terribile se perdessi l'autobus; per non parlare della nostra tendenza a pretendere ed esigere con formule come io devo assolutamente prendere l'autobus. Forse dovremmo trasformare queste espressioni in positivo: sarei molto dispiaciuta se perdessi l'autobus, ma potrebbe essere un'ottima occasione per accrescere le mie capacità fisico-motorie correndo fino a Villazzano. Sì, così va molto meglio.»


Skill n°4 - Reading


«L'empatia consiste nella capacità di riconoscere e identificare le emozioni dell'altro, senza perdere di vista le proprie, perciò dovresti essere in grado di trasportarti sulle sue emozioni ma poi essere in grado anche di fare ritorno alle tue lasciando indietro quelle altrui.»
«Certo, credo di esserne capacissima. Ad esempio, leggendo questo libro... Sniff, sniff. Scusa, mi viene un po' da piangere perché lei... Sniff, sniff.»


Due ore dopo.


«Fare ritorno alla tue emozioni, ricordi?»
«Ma è cooooosì triiiiiiste!»

martedì 19 giugno 2012

Espressioni artistiche

I bambini non sono tutti uguali e, davanti agli stessi libri, letti esattamente nello stesso modo, non è mai detto che ogni pubblico reagisca allo stesso modo. Perciò abbiamo tratto il meglio dalla nostra esperienza per darvi una mano a gestire le situazioni più difficili

Il metodo naif: E' caldo. E' estate. Ciuf, ciuf, ciuf. Galleggio sul mio salvagente.
Scusate, ho sbagliato panorama. Ricominciamo. E' caldo. E' estate. Davanti a voi una ventina di bambini con i loro adorabili faccini adoranti rivolti verso di voi. Non perdono una solo sillaba del libro.
Mettetevi comodi e gustate un momento di autocompiacimento.
Il metodo concettuale: Entriamo nella stanza armate fino ai denti. Loro sono tanti. Tantissimi.
Saltano, urlano, si rincorrono. La biblioteca sembra invasa da una tribù di piccoli indiani.

All'improvviso, il silenzio. Basta tirare fuori un qualsiasi oggetto che attiri la loro attenzione per porre subito fine alla guerra dei mondi.
Dopo una piccola introduzione iniziale, una volta catturata la loro attenzione, procediamo con la lettura normalmente.



Il metodo Escher: Giù, tutti a terra! Usate il libro come scudo e date vita a una guerra creativa. Organizzate un campionato di baseball, lanci con il paracadute o qualsiasi altro elemento ricreativo che possa placare la loro ira funesta.


Il metodo barocco: Posate il libro, tirate fuori le palline da giocoleria e date inizio allo show.

mercoledì 13 giugno 2012

Il computer del secolo (sì, ma quale?)

All'alba dei tempi, quando gli uomini usavano ancora cavalcare il dorso dei dinosauri per spostarsi da un luogo all'altro, un uomo, in preda alla noia, decise di inventare il computer per potersi dilettare nei giorni di pioggia giocando a Windows Solitario. Da allora, la sua scatola magica è stata tramandata con amore di generazione in generazione fino a noi.

Il lascito dei nostri avi, tuttavia, nonostante i suoi innumerevoli anni di servizio, è dotato di una tecnologia così avanzata che nessun altro apparecchio moderno è in grado di riprodurla (sospettiamo che Steve Jobs si sia ispirato ad esso per creare alcune delle sue più famose invenzioni).
Vi presentiamo le sue caratteristiche più spettacolari:

- Modalità anti-stress: Grazie al suo sensore di rilevamento dello stress, il nostro computer è in grado di individuare livelli di tensione eccessiva e di alleviarla velocemente procedendo allo spegnimento automatico, improvviso e senza alcun segnale di avvertimento dell'apparecchio. Così, se state lavorando al progetto più importante delle vostre vite, non dovete preoccuparvi, lui provvederà a smettere di dare segnali di vita per almeno un paio d'ore proprio quando sarete arrivati al punto cruciale della faccenda.

- Modalità di aumento delle capacità mnemoniche: Avete difficoltà a memorizzare dati o testi che avete appena finito di leggere? Non vi ricordate nemmeno il nome di vostra nonna o che cosa avete mangiato per colazione questa mattina? Abbiamo la soluzione che fa per voi! Scrivete almeno 30 pagine di testo sul nostro magico computer senza salvare, appena vi avvicinerete con il puntatore del mouse alla scritta "Salva", verrà avviata la procedura di riavvio automatico. Il procedimento può essere ripetuto ad oltranza, svariate volte, finché non avrete imparato a memoria ogni singola sillaba del testo da digitare e vi deciderete a utilizzare un'altra postazione.

- Modalità di aumento dell'autoironia: Credete di essere davvero bravi in qualcosa? Ritenete che le vostre capacità abbiano raggiunto il massimo dello splendore? Qualunque sia l'ambito in cui credete di eccellere, il nostro computer troverà il modo per riabbassare la vostra autostima portandola a livelli di normalità. In fondo, crediamo che essere consapevoli dei propri limiti sia il primo passo per superarli.

- Modalità di accrescimento della soddisfazione professionale: Il vostro lavoro non è sufficientemente apprezzato? Passate ore a produrre davanti al computer ma nessuno sembra essersi accorto del frutto dei vostri sforzi? Dopo ore passate a comporre la vostra opera prima, al momento di salvare, sarete prontamente informati che la memoria è esaurita e dunque è impossibile salvare. La memoria risulterà piena a tal punto da impedire persino il copia-incolla, in questo modo acquisirete consapevolezza che la vostra opera prima è, in verità, quanto meno la seconda.


lunedì 11 giugno 2012

La legge di Murphy applicata alla ricerca bibliografica


Questo post incompleto è stato ritrovato accanto ai corpi incoscienti di due Bibliotechine colpite da un fulmine nei pressi della biblioteca di Taio. La loro presenza in quel posto è tuttora inspiegabile.
Abbiamo ritenuto opportuno renderlo pubblico per avvertire eventuali lettori del rischio di intraprendere una ricerca bibliografica. In caso di necessità, contattate il vostro bibliotecario di fiducia.



  • Se cerchi un libro, le probabilità di trovarlo sono inversamente proporzionali alla sua urgenza.
  • Se per sbaglio lo trovi, è tra gli eliminandi. Se non è tra gli eliminandi, si trova a Taio.
  • Se trovi un libro ed è nella sede centrale, ti accorgerai troppo tardi che si tratta di un caso di omonomia e non è il testo che cercavi ma qualcosa di analogo scritto da un prete nel ‘600. Quello che cercavi, naturalmente, si trova a Taio.
  • Se la segnatura del libro è “x-B Lapl 36”, sullo scaffale ci saranno tutti i libri dall’1 al 35 e dal 37 al 50.
  • Se una bibliotechina sbatte la testa contro la tastiera più di tre volte di fila, sta sicuramente facendo una ricerca bibliografica.
  • Se un titolo risulta in prestito fino al prossimo Natale, l’avrà preso in prestito il tuo vicino di scrivania. E lo rinnoverà.
  • Se dalle recensioni risulta che un libro è meraviglioso, non riuscirete mai a trovarlo perché nel titolo sono presenti caratteri di un alfabeto esotico che non siete in grado di riprodurre sulla tastiera.
  • Conseguenza di quest’ultimo postulato: se riuscite a trovare il libro, sarà, naturalmente, in lingua originale. Ovvero in russo.
  • Se come risultato di una ricerca vi compaiono 187 titoli, nemmeno uno di essi sarà quello che state cercando.
  • Se cerchi un libro e...

giovedì 7 giugno 2012

Scusi, Lei è forse un supereroe?

Le vostre bibliotechine di fiducia sono tornate, dopo mesi di latitanza (ahimè, da quando siamo diventate famose non abbiamo smesso un secondo di leggere a bambini di tutto il mondo, portando nei loro cuori un messaggio di pace e speranza... Ok, non siamo proprio così famose e ci limitiamo a leggere le storie ai piccolini di Trento, ma ciononostante siamo state alquanto impegnate).
Oggi, tuttavia, siamo qui in missione speciale.
Siamo venute per reclutare altri che, come noi, vogliano uscire là fuori, in mezzo a quei bambini bisognosi di favole e draghi, di streghe cattive e di mostri selvaggi, per portare loro una fantastica...

ORA DELLE STORIE

Coraggio, vi guideremo noi in quest'avventura. Affrettatevi a contattarci!


Okay, la verità è che sta partendo il progetto dei lettori volontari, il che sarebbe una delle colonne portanti del nostro Servizio Civile. Cerchiamo amanti della lettura di tutte le età che abbiano il desiderio di regalare qualche ora del proprio tempo per leggere a voce alta ai bambini, proprio come facciamo noi. Il tutto, però, completamente volontario. Stiamo lavorando al bando, che vedrà la luce durante l'estate (il progetto partirà in autunno). Quando sarà il momento, lo pubblicheremo anche sul blog. Stay tuned!

lunedì 5 marzo 2012

ES.SER.CI? Ci siamo!

Ce l'hanno fatta! Finalmente hanno potuto iniziare i ragazzi del Servizio Civile Nazionale.
Tradotto in soldoni, per noi significa... Nuovi amichetti con cui andare a pranzo; nuovi argomenti di conversazione; nuove persone con cui condividere le nostre disavventure.
Non li conosciamo ancora bene. Non sappiamo i nomi dei loro gatti, se amino il karaoke o se siano appassionati di sport estremi.
Però sappiamo che era l'ora che li facessero partire e che finalmente si sono decisi a farlo!

mercoledì 29 febbraio 2012

Carnevale! - ED. SPECIALE ROMAGNANO

Saliamo sull'autobus con il nostro sacchettino carico di libri e rispettive maschere (se non capite di cosa stia parlando, potete leggerlo qui), pronte per iniziare le letture di Carnevale.
L'autobus per Romagnano ha un grosso pregio, quello di essere solo uno e di andare solo in quella direzione, per cui nemmeno le vostre Bibliotechine di fiducia riuscirebbero mai a perdersi. Tuttavia, il tragitto è molto lungo.
Personalmente, detesto le vocine degli autobus. Sei concentrata sui tuoi pensieri, oppure dormi placidamente appoggiata al finestrino e la tua meditazione zen si vede interrotta ogni 3 minuti dalla fastidiosa vocetta che proclama "Prossima fermata: Santa Maria Maggiore". Perciò, immaginate la mia espressione quando, a metà del percorso la vocina annuncia: Prossima fermata: Ponte di Ravina.
E mezzo secondo dopo: Prossima fermata: Ponte di Ravina.
E ancora: Prossima fermata: Ponte di Ravina.
A oltranza, finché non raggiunge la fermata successiva e si incanta anche su quella e via dicendo fino a Romagnano. Per più di un quarto d'ora.
Considero un miracolo che l'autobus sia riuscito ad arrivare a destinazione tutto d'un pezzo, ma ce l'ha fatta.

Entriamo in biblioteca con aria baldanzosa, salvo poi scoprire che essa è chiusa e che la stanza in cui dovremmo fare le letture è momentaneamente occupata da un gruppo di signore che fanno yoga, perciò alla fine, nonostante il largo anticipo con cui ci siamo presentate all'appuntamento, ci ritroviamo e sistemare le sedie intanto che i bambini si tolgono i loro berretti e cappottini.

Notiamo subito qualcosa di insolito: la classe, che dalla prenotazione effettuata dalle maestre risulta essere di una ventina di bambini, si presenta in realtà con solo 8 elementi, pallidi, tremanti e dall'aria moribonda.
Non ci lasciamo scoraggiare per così poco e chiediamo ai superstiti da cosa si siano mascherati per carnevale, sentendoci raccontare dei loro costumi da cavalieri, coniglietti e, naturalmente, le immancabili cipipesse.*
Diamo inizio alla lettura che viene - ahimé - interrotta da grugniti, rantoli e altri suoni poco rassicuranti. A metà di La strega Rossella scoppia il pandemonio. I germi hanno la meglio su uno dei pargoli che inizia a vomitare, generando meraviglia tra i compagni, che lo guardano con stupore quasi compiaciuto. Qualcuno di loro chiede delucidazioni su quello che sta succedendo e taluni altri descrivono la scena con dovizia di particolari.

Beati loro. Noi bibliotechine, invece, non reagiamo in modo altrettanto filosofico e, cercando di trattenere i conati di vomito a nostra volta, concludiamo la lettura in fretta e furia per poi scomparire sul primo autobus disponibile.



* Cipipesse, proprio così. Il pubblico di questa lettura (piccoli delle materne) ha delle difficoltà a dire principesse.

mercoledì 15 febbraio 2012

L'abito non fa il monaco, ma...

I bambini non sono tutti uguali.
Ci sono bambini pacifici e bambini che sembrano una truppa di guerrieri pronti all'assalto.
Ci sono bambini che corrono ad abbracciarti quando finisci una lettura e altri che invece fuggono appena chiudi l'ultimo libro.
Ci sono bambini che rimarrebbero imbambolati per ore ad ascoltarti e bambini che non reggono più di due libri alla volta.
Ci sono bambini curiosi che vorrebbero tuffarsi all'interno del nostro pentolone delle storie e altri diffidenti che temono di essere trasformati in rospi se si avvicinano troppo.

E poi ci sono loro... I bambini con il grembiule.
Non importa come si comporta un bambino, mettetegli un grembiule e diventerà subito docile e obbediente.
Il perché di questa trasfigurazione è ancora in fase di studio... Diteci la vostra ipotesi!

lunedì 6 febbraio 2012

Nate per Raccontare - Books Edition

Forse, se siete lettori assidui e attenti, avete notato la comparsa di una nuova pagina nel nostro blog.
E' quella dedicata a bibliografie e consigli di lettura.
Perché la nascita di questa nuova pagina?
In realtà, è solo per informarvi di un nuovo arrivo in famiglia!

Ehm no, sfortunatamente nessuna di noi due è in dolce attesa!
Il nuovo arrivo è il nostro secondogenito virtuale, un nuovo piccolo blog.
Il suo nome è Nate per Raccontare - Books Edition, ed è venuto alla luce per aiutare nella ricerca chiunque sia alle prese con una bibliografia o una lettura.
Sappiamo cosa vuol dire. Ultimamente ci districhiamo tra elenchi di libri, segnature, consigli, prenotazioni, volumi più o meno conosciuti...
Sappiamo che non è facile creare una bibliografia. Come molti, con la vasta rete cibernetica davanti ai nostri occhi, non ci affidiamo solo ai supporti cartacei, ma anche ad internet. Ci siamo rese conto però che non sempre internet ci dà i consigli di cui abbiamo bisogno.
Insomma, ci siamo dette, un sito in più per aiutare chi come noi è in crisi da bibliografia, può solo fare bene!
Ed eccolo, il neonato Books Edition è qui proprio per questo!
In Books Edition troverete le nostre sudate bibliografie, i libri che ci hanno colpito di più, ma talvolta anche i resoconti delle nostre letture. Mentre Nate per Raccontare copre tutta la nostra vita di Volontarie in Servizio Civile con tanto di disavventure, Books Edition si propone come un supporto per tutti coloro che ne hanno bisogno. E' un portfolio, il cuore del nostro lavoro.
Speriamo che tutto questo vi torni utile! E vi aspettiamo su Nate per Raccontare - Books Edition!

martedì 31 gennaio 2012

Lunch time

Il bar della biblioteca è davvero un luogo pittoresco.
Se passate in qualsiasi momento della giornata, lo vedrete discretamente popolato, ma non troppo. Tra le 12.30 e le 13.30, invece, esso pullula di bibliotecari affamati e inferociti.
Per evitare di dover aspettare che si liberi un tavolo, fare interminabili file alla cassa e creare ulteriore scompiglio alle cameriere, abbiamo adottato la tecnica di recarci a pranzo prima. Perciò, ogni giorno, alle 12.09 in punto entriamo nel bar della biblioteca e ci dirigiamo con passo deciso verso il tavolino in fondo, a fianco all'espositore per le brioches.
Martina si siede a sinistra del tavolo e deposita la borsetta nella sedia vicino alla sua. Deysi si siede di fronte a lei e, con la precisione millimetrica data dall'abitudine, colloca il cellulare vicino al portatovaglioli, formando un angolo di 90 gradi.
La barista - che ormai ci conosce fin troppo bene - aspetta che ci accomodiamo e ci chiede, per gentilezza più che per effettiva necessità, che cosa ordiniamo e appunta coscienziosamente "un milanese e un francese" (o almeno fa finta, perché dopo tutto questo tempo presumiamo che abbia imparato a memoria la nostra solita ordinazione).
Finito il pasto, ci chiede sempre: il solito? Sapendo che per solito si intende un caffè macchiato e un espresso, una girella e una treccia alla nutella. Sul piattino del caffè giacciono sempre una bustina di zucchero bianco e una di zucchero di canna, che noi bibliotechine ci scambiamo con gesto meccanico, senza nemmeno più chiedercelo, tenendo così due bustine di zucchero bianco una e due bustine di zucchero di canna l'altra.
Andiamo infine alla cassa, dove passiamo le nostre tessere-pasto perfettamente uguali e con il resto prendiamo delle caramelle gommose che conserviamo in soppalco (in teoria, sarebbero per gli ospiti, ma dato che riceviamo pochissime visite, finiamo per mangiarcele noi... Solo per evitare che vadano a male, sia chiaro!).

Altri giorni, invece, andiamo di corsa per cui il nostro pranzo consiste in grassi idrogenati di varia natura ingurgitati al volo. In questi giorni tristi ci consoliamo "facendo la spesa" al bar della biblioteca; ovvero ci presentiamo lì munite di tessera e sperperiamo tutti i soldi del pranzo in lecca-lecca, caramelle gommose, cioccolatini e pacchetti di chewing-gum. I primi tempi le bariste erano piuttosto allibite, vedendoci uscire con tutti quei dolciumi in mano. Ora se ne sono fatte una ragione e quando arriviamo in orari non convenzionali, ci preparano subito un sacchetto per portare via il bottino.

Tutta questa routine ci dà delle certezze, che crollano come un castello di sabbia quando, al posto della nostra solita cameriera, siamo accolte, un giorno, da l'altra.
Entriamo in biblioteca e ci suggerisce di accomodarci al tavolino vicino al frigorifero, un tavolino al quale non ci siamo mai sedute. Guardiamo con nostalgia il nostro tavolino preferito, dall'altra parte della sala, già occupato. Fedifrago...
Ma  il bello arriva quando viene il momento di prendere il caffè.

- Vorrei un caffè macchiato e una brioche al cioccolato.
- Cioccolato? Non c'è la brioche al cioccolato, - Deysi non arriva a sentire il resto della frase perché è svenuta sul tavolo - ce l'abbiamo solo alla nutella.
Martina sbuffa - La nutella andrà benissimo lo stesso... E per me una brioche con la marmellata, per piacere.

Due minuti dopo la cameriera torna con caffè e brioches. C'è solo una bustina di zucchero bianco per ogni piattino e noi povere bibliotechine ci guardiamo sconsolate: niente scambio di zucchero oggi.
Deysi rinviene sentendo il profumo di cioccolato. No, scusate, nutella.

- Per chi era la brioche con la nocciola? - Ancora confusa per lo shock di prima, Deysi la guarda come se fosse un alieno.
- Nocciola? Quale nocciola? Dov'è il mio cioccolato?
- Cioccolato? Ma non abbiamo le brioches al cioccolato.

giovedì 26 gennaio 2012

Disgrazie in corso - ED. SPECIALE VILLAZZANO

E' un dato di fatto ormai assodato che il senso dell'orientamento non era in dotazione con il kit da bibliotechina.
Se ci troviamo ad un bivio, state pur certi che sceglieremo la strada sbagliata. Se ci troviamo in un senso unico e non ci sono altre direzioni  possibili, scenderemo alla fermata dell'autobus sbagliata. Se siamo a piedi e non c'è proprio possibilità di equivoco, tireremo avanti dritto per 2 km prima di renderci conto di aver già superato la biblioteca da un pezzo.
Tuttavia, con Villazzano ce la caviamo particolarmente male.

PRIMO VIAGGIO
Con tutta la nostra grazia abituale, siamo scese alla fermata sbagliata, of course. (Per ulteriori dettagli, vedi Autobus, treni e graziosi mezzi pubblici. Part II)

SECONDO VIAGGIO
Prendiamo l'autobus numero 3 e rimaniamo vagamente perplesse nel vedere che fa un giro diverso da quello che ricordavamo, tuttavia senza darci troppo peso, ci godiamo il viaggio.
A un tratto, l'autobus si ferma. Eppure, non c'è nessuno in attesa di salire o scendere. Siamo rimaste solo noi e dal posto di guida giunge l'urlo - drammatico - Capolinea.
Ma com'è possibile? Siamo ancora a Madonna Bianca! Scendiamo e dinnanzi a noi troviamo la scritta "Villazzano 3". Che significa tutto ciò? Che razza di scherzo è mai questo? E, soprattutto, dov'è Villazzano 2?
Cerchiamo la biblioteca. Prima in salita. Poi in discesa. Poi dietro. Ma Villazzano non c'è.
Infine troviamo una fermata dell'autobus (solo qualche chilometro più in là, eh, tranquilli!), saliamo sul primo mezzo che intravediamo all'orizzonte e preghiamo in tutte le lingue del mondo che porti nel posto giusto.
Arriviamo nuovamente alla fermata sbagliata di cui sopra.

TERZO VIAGGIO
Questa volta abbiamo studiato accuratamente l'autobus da prendere, gli orari, il percorso e la fermata giusta.
L'autobus dovrebbe arrivare alle 7.42, ma per non correre alcun genere di rischio ci troviamo alla fermata alle 7.30.

Ore 7.31 - Fermata dell'autobus: Ci affanniamo in direzione della fermata, trascinandoci dietro quintali di libri pesantissimi. Mentre siamo sul punto di raggiungerla, arriva l'autobus numero sei diretto a Villazzano (così c'è scritto sulle insegne luminose) e si ferma dinnanzi a noi. Valutiamo se salirvi oppure no e infine decidiamo di non rischiare, per paura che possa fare un giro alternativo rispetto a quello delle 7.42. Lo vediamo partire senza rammarico.

Ore 7.32 - Fermata dell'autobus: Arriva un secondo autobus numero sei diretto a Villazzano, sul quale si ammassano gli studenti delle superiori, spingendosi e saltando uno sull'altro. Ignoriamo pure questo autobus e aspettiamo ancora.

Ore 7.33 - Fermata dell'autobus: Arriva un altro autobus numero sei, questa volta diretto alle scuole Pascoli. Ci guardiamo perplesse e aspettiamo ancora.

Ore 7.40 - Fermata dell'autobus: Negli ultimi 7 minuti abbiamo visto marciare davanti ai nostri occhi una parata di autobus numero sei, con le scritte più varie: Enaip, C.F.P., Sopramonte (eh? Ma non era dall'altra parte?). Gli studenti si sono riversati all'interno di tutti quanti in modo aggressivo e minaccioso, come se ne andasse della loro vita.
Alla fine, stanche di aspettare, saliamo su un autobus a caso. Anche se scendessimo alla fermata sbagliata... Quanto sarà grande Villazzano?


Ore 7.56 - C.F.P.: Non sapevamo cosa/dove fosse il C.F.P., ora invece ne siamo fin troppo consapevoli. Scendiamo e iniziamo a cercare la biblioteca di Villazzano.
Ehi aspetta un attimo... ma quelli in fondo alla strada non sono i palazzoni di Madonna Bianca?
E che ci fanno a Villazzano?!?

Ore 8.21 - Villazzano "Chiesa": Dopo quasi mezz'ora di camminata in salita, sui tacchi, con borse piene di libri pesantissimi in spalla, arriviamo in cima alla strada e finalmente iniziamo a vedere un po' di case e di vita. Ci siamo! Siamo quasi arrivate.
Aspettate un attimo, io quella chiesa la conosco.
Incredibile ma vero, per la terza volta, ci ritroviamo alla fermata sbagliata.

martedì 17 gennaio 2012

The origin of a legend

Siamo sempre andate d'accordo, questo non si può negare.
Già il primo giorno, ci siamo capite al volo. Dopo una settimana sembrava che ci conoscessimo da una vita, e la formazione residenziale ha rafforzato ulteriormente il nostro legame.
All'inizio, il mondo puntava contro di noi: 
Vi do due mesi prima che iniziate ad azzuffarvi
Vi odierete entro qualche settimana. 
Voglio proprio vedere se riuscirete a sopravvivere l'una all'altra, stando sempre insieme voi due da sole per tutto quel tempo!

Ormai siamo quasi al terzo mese e molti degli scettici si sono dovuti ricredere.
Non solo non ci odiamo, ma abbiamo dato origine ad un altro curioso fenomeno: la fusione in unico essere leggendario.

All'inizio era solo una questione di atteggiamento o di idee molto generiche. I ragazzi delle Politiche Giovanili ci chiamavano (e ci chiamano tuttora, in realtà) le zitelle acide per il nostro atteggiamento un po' arcigno nei confronti del resto del mondo.



Poi la situazione ha iniziato a peggiorare e... Siamo diventate due mostri!
Intratteniamo intere conversazioni con solo uno sguardo. 

"Ciao ragazze! Dove andiamo a pranzo?"
Sguardo d'intesa. "FEUDO!" (tipico bar in centro storico)
"Ma la lettura di ieri com'è andata?"
In coro: "Be'... AHAHAHAH!"
"Sapete che c'è un lettore bravissimo che..."
Insieme: "CUCCURULLO!!!"

E via dicendo.

Abbiamo addirittura partecipato insieme ad un laboratorio teatrale sul contatto.
Tutto basato su sguardi d'intesa e comunicazione non verbale.
Chiaramente siamo state bravissime.

Anche la scelta del panino a pranzo al bar della biblioteca, tutto sommato, è congrua nella sua eterogeneità.
"Allora, prendiamo... un milanese e un francese, per favore!"
Tutti i giorni, naturalmente, perché siamo abitudinarie come i gatti.

Il nostro amore per gli stessi libri invece comporta qualche problema, come le lotte intestine per decidere chi leggerà stavolta Tararì Tararera.

Temiamo il giorno in cui sperimenteremo anche l'amore per lo stesso esemplare maschio...

giovedì 12 gennaio 2012

Il gentiluomo in biblioteca

La biblioteca è un luogo di sapere. Essa custodisce il patrimonio culturale della nostra società.
I più grandi filosofi e oratori hanno attinto alle sue fonti per trarne ispirazione.
Scrittori di intelligenza acuta affollano i suoi scaffali con le perle della loro mente.
Il sapere dell'umanità giace racchiuso tra quelle mura, pronto a essere sprigionato dagli avidi lettori.

Tutta questa saggezza universale si riflette sul volto concentrato dei passanti, sui loro passi lenti e pesanti, sulle loro braccia cariche di libri... Chissà quali pensieri metafisici affollano i loro cervelli sopraffini?

Per quanto - come i nostri adorati lettori ormai ben sapranno - siamo esperte conoscitrici dell'animo umano e nulla sfugge al nostro sguardo vigile, non ci è concesso di sapere quali frutti brillanti abbia partorito la loro mente nelle ore di studio.

Fino a oggi.

Stamani, entrando in biblioteca, esposto in bella vista, stava un dibattito tra alcuni dei nostri frequentatori.
Sì, confessiamo.
Non abbiamo saputo resistere alla tentazione di pararci davanti alla porta con tanto di macchina fotografica e immortalare il tutto.



mercoledì 11 gennaio 2012

Spacciatrici

Gironzoliamo per la biblioteca con aria sospetta. La guardia giurata non ci perde mai di vista. Le bibliotecarie sorridono diffidenti. Persino i passanti si sono accorti di noi.
Sanno quello che vogliamo fare, ma non possono fare nulla per fermarci.
Sottraiamo la merce con disinvoltura. Basta un attimo di distrazione e siamo già fuggite col bottino.
Non ci sono prove contro di noi. Eppure lo sanno tutti.

La voce si è sparsa e riceviamo mail, sms, telefonate e persino visite in soppalco da clienti disperati, che ne vogliono ancora. Non ne hanno mai abbastanza.

Aspettiamo all'angolo della strada. Il cliente si avvicina guardingo.

- Ce l'avete?

Tiriamo fuori un pacchetto dalla borsa, lasciandogli il tempo per controllare che sia tutto in ordine prima di sgattaiolare nei vicoli bui della città.

Volete entrare nel nostro giro? Prego, prendete un numero. Gli altri ve li procuriamo noi. Il vostro segreto sarà il sicuro. Nessuno saprà mai...

Che avete barato per ottenere...

L'intera collezione di...


* Per chi non lo sapesse, i sognalibri sono una collezione di segnalibri d'autore che vi verranno forniti gratuitamente prendendo in prestito un libro o un dvd.
Sono TRENTASEI.
E tutti i nostri amici li vogliono.

martedì 10 gennaio 2012

Shoah

Una quiete innaturale pervade la stanza. Non ci sono più canzoni, risate, karaoke coi passanti. Solo silenzio.
Nessuna delle due osa parlare. Ci guardiamo e leggiamo l'angoscia opprimente e indescrivibile negli occhi dell'altra.
Noi non ci siamo passate, non siamo sopravvissute, non sappiamo cosa significhi.
Eppure quei piccoli assaggi di vita che non è più vita, di infanzie spezzate, di sofferenze, di devasto... Ci toccano nel profondo.
Bambini. Abbandonati, nascosti, persi, dimenticati, senza nome, uccisi, picchiati, sanguinanti, morti.
Che cos'è un ebreo? Ricorre spesso questa frase. Una bestia. Un insetto. Meno di un insetto.
Se ti sparano, sei un ebreo.
Sbirciamo questo mondo di orrori attraverso le finestre dei libri e vorremmo subito richiuderli, allontanarci, coprirci gli occhi per non vedere.


Sono solo due settimane che abbiamo iniziato a preparare le letture per la Giornata della Memoria e ne avremo fino al 27 gennaio. A pensarci ci sembra un tempo infinito.

E' solo un mese. Che cos'è un mese in confronto a due anni di lager, sei anni di guerra, mesi di fame?

Noi non lo sappiamo. Non possiamo saperlo. Possiamo solo immaginare.

Il Giorno della Memoria non è il giorno dei morti, per cui esiste già una data [...]. Il 27 gennaio è invece il giorno dei vivi: della memoria per i vivi e non della commemorazione dei morti. E affinché un evento acquisti carattere pubblico per una comunità occorre che si costruisca la consapevolezza di un lutto, e dunque di un vuoto. In altri termini, di qualcosa che segni collettivamente uno scarto tra prima e dopo. La memoria pubblica altro non è che la consapevolezza di quel vuoto.

Il libro della Shoah, Ogni bambino ha un nome - Sarah Kaminski e Maria Teresa Milano

martedì 3 gennaio 2012

Un trip, mentale e non [ED. SPECIALE MADONNA BIANCA]

Consultiamo l'orario degli autobus, speranzose, per poi scoprire che sono spaventosi per cui ci toccherà alzarci a ore impronunciabili per riuscire ad arrivare in tempo - ma questi sono amorevoli sacrifici che si fanno volentieri per il proprio lavoro.
Con la faccia di chi ha urgente bisogno di un caffè (e magari anche di un secchio di acqua ghiacciata in testa) ci precipitiamo verso la fermata, paventando già di vedere partire l'autobus senza di noi. Arriviamo con la faccia arrossata e il fiato corto, la gambe tremanti, il cuore che palpita a mille. Sì, sembriamo proprio due nonnine, ma la cosa importante è che l'autobus non sia ancora passato e siamo in perfetto orario.

Attendiamo.
Dieci minuti.
Aspettiamo ancora.
E' in ritardo.
Ulteriore attesa.
Siamo quasi in ritardo anche noi, ormai.

Finalmente intravediamo all'orizzonte l'enorme carcassa di metallo arancione e urliamo vittoria. Saliamo e partiamo impavide ancora una volta verso una meta sconosciuta.
Oltrepassiamo la questura e, poco più in là, ecco comparire le familiari sagome degli orrendi palazzoni di Madonna Bianca. Ce l'abbiamo fatta! Prenotiamo subito la fermata, ma... Perché i palazzoni sono alla fine della strada in salita e il nostro autobus invece prende quella in discesa?
Non ci lasciamo spaventare per così poco e appena riusciamo a smontare, iniziamo a seguire la strada che ci sembra più probabile.
A questo punto, le versioni su ciò che accadde sono molteplici. C'è chi ritiene che siamo cadute in una dimensione parallela. Altri sostengono che fosse tutto frutto di un esperimento alieno. I più scettici, infine, credono che sia stato tutto un sogno.
Fatto sta che di punto in bianco ci ritrovammo nel paese di Oz, a seguire la famosa strada concentrica di mattoni gialli che porta dall'altrettanto famoso mago.*


Arrivate in cima, dopo essere sopravvissute all'impeto di un vecchietto in bicicletta che ci ha quasi investite, cerchiamo l'ormai ben noto cartello "Biblioteca" e rimaniamo sconcertate nello scoprire che un cartello non c'è... Ce ne sono due! Uno indica a destra e l'altro e sinistra della stessa strada.
Seguiamo prima quello a destra, giriamo tutt'intorno a un imponente edificio grigio senza trovare alcunché e ci ritroviamo di nuovo al punto di partenza.
Allora seguiamo quello a sinistra e la scena si ripete.
Demoralizzate, chiediamo indicazioni all'unico passante in circolazione nel raggio di chilometri. Come si suol dire, in medio stat virtus e infatti non occorreva andare né a destra né a sinistra, bensì su per le scale.
Il gentilissimo passante, dopo averci dato quest'informazione ci guarda con aria affabile e chiede "Siete le signore delle pulizie?".
No comment.

E' stato complesso, ma siamo riuscite ad arrivare in perfetto orario. Sono le 8.30 precise quando varchiamo la soglia della biblioteca. La bibliotecaria, tuttavia, ci guarda costernata.
Siamo in anticipo di un paio d'ore, ci spiega.

Oh, bè.
Tararì tararera, per ingannare il tempo (e il nervoso) decidiamo di andare a far colazione nell'unico bar nei dintorni.
L'unico bar nei dintorni in questione non è un bar.
E' un pizzorante di gestione indiana, nel quale aleggia un fortissimo odore di curry.
Entriamo annaspando alla ricerca di bevande calde. Deysi ordina un cappuccino. Martina, chiedendo un espresso, si sente rispondere: "Ah, va bene, due cappuccini allora".
Martina ripete l'ordinazione.
"Un espresso, per favore".
"Espresso? Caffè?"
No, quello delle dodici e trenta per Torino.
Arrivano cappuccino e caffè regionale con vagone biciclette.
Mentre beviamo, il gestore ci invita insistentemente a frequentare più spesso il suo locale.
"Qui voi beve birra, vino bianco, mangia pizza!"
La brioches invece non è contemplata nel menù e noi restiamo a pancia vuota.
Prima di uscire, il gestore di cosparge gentilmente di biglietti da visita del suo altro ristorante a Mori nel quale potremo bere birra, vino bianco e mangiare pizza.




Il racconto termina qui per presunto suicidio delle due volontarie esaurite.




* Nota per i turisti: nei pressi di Madonna Bianca c'è veramente una conturbante stradina di mattoncini che ondeggia verso il Centro Civico. Non abbiamo potuto resistere alla tentazione di canticchiare Over the rainbow  trotterellandoci sopra.
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